La medicina di genere
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la medicina di genere è lo studio dell’influenza che le differenze biologiche (definite dal sesso), e socio-economiche e culturali (definite dal genere) hanno sullo stato di salute e di malattia di ogni persona, non solo lo studio delle malattie che colpiscono in modo diverso la donna dall’uomo.
In Italia, il 13 giugno 2019, il Ministro della Salute ha approvato, il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale (Legge 3/2018), primo Paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina, indispensabile a garantire ad ogni persona la cura migliore, rispettando le differenze e arrivando a una effettiva “personalizzazione delle terapie”.
E’ un tema che investe la salute sia dell’uomo che della donna anche se la medicina, fin dalle sue origini, ha avuto un’impostazione androcentrica relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti specifici correlati alla riproduzione.
Ancora negli ultimi decenni i pazienti sono stati studiati indipendentemente dal genere e dalle caratteristiche socio-culturali e ambientali. Ne sono una dimostrazione gli studi clinici sperimentali che hanno utilizzato solo campioni di popolazione maschile. I risultati sono poi sono stati applicati alle donne e in pochi casi è avvenuto il contrario e mancano quasi totalmente studi clinici condotti a seconda del genere.
Ciò ha reso difficile la personalizzazione delle cure e una loro standardizzazione che è stata definita solo sul soggetto maschile, senza tener conto di variabili importanti.
Ormai è chiaro che le diseguaglianze nella salute e nelle cure sono strettamente correlate alle altre diseguaglianze e aver chiara questa relazione è fondamentale per studiare meglio le malattie.
Errori diagnostici e terapie inefficaci
L’attenzione verso le differenze di genere è storia recentissima nella sperimentazione farmacologica e nella ricerca scientifica, da quando, negli anni ’90, la cardiologa americana B.Healy pubblicò un articolo in cui osservava che nel suo reparto le donne affette da cardiopatie avevano malattie o sintomi diversi da quelli maschili, che più frequentemente erano vittime di errori diagnostici e terapie inefficaci, in alcuni casi anche fatali. Da allora una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali ha chiarito che vi sono differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti, nonché negli stili di vita e nella risposta ai nutrienti. Anche la possibilità di accedere alle cure presenta rilevanti diseguaglianze legate al genere.
Il cuore di una donna è diverso da quello di un uomo. Donne e uomini presentano sintomi diversi per la stessa malattia, la risposta alle medicine cambia nei due sessi.
I dati del Coronavirus hanno mostrato che la donna ammalata di Covid-19 muore molto meno dell’uomo.
Sapevate che l’infarto è la prima causa di morte tra le donne (48%), che muoiono molto più degli uomini (Onda, Medicina di genere, 2019)
Giovannella Baggio, del Centro studi nazionale su salute e medicina di genere di Padova puntualizza: “Nella donna l’infarto si presenta in modo totalmente diverso rispetto all’uomo e per questo spesso i sintomi vengono ignorati sia dalla donna che dal medico. Infatti la donna non ha dolore al petto, più frequentemente il dolore è posteriore o vi e solo un po’ di ansia. Inoltre una donna diabetica ha tre volte più probabilità di sviluppare un infarto di un uomo diabetico2.
Stato attuale
Oggi vi è una rinnovata attenzione alla medicina di genere, specie nel definire la peculiarità della salute della donna, giustificata da numerosi dati (BOX1) per cui nascono nuove prospettive di studio e una nuova consapevolezza che la personalizzazione delle cure deve tener conto delle differenze di genere.
*Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030 nel mondo, le donne over 50 saranno 1 miliardo e 200 milioni circa. In Italia, rappresentano più della metà della popolazione (su 60 milioni di persone, circa 31 milioni sono donne e12 milioni hanno più di 50 anni di età)
* I dati ISTAT ci dicono che le donne si ammalano di più (2008). 8,3% delle donne italiane denuncia un cattivo stato di salute (solo il 5,3% degli uomini). Il 6% delle donne soffre di disabilità (vista, udito, movimento) contro il 3% degli uomini. Le malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono: alcune malattie cardiache (+5%), allergie (+8%), diabete (+9%), ipertensione arteriosa (+30%), calcolosi (+31%), artrosi e artrite (+48%), cataratta(+80%), Malattia di Alzheimer (+100%), cefalea ed emicrania (+123%), depressione ed ansietà (+138%), malattie della tiroide (+500%), osteoporosi(+736%).
*Le donne consumano più farmaci degli uomini e sono anche più soggette degli uomini a reazioni –avverse.
* Nei Paesi occidentali, nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, l’aspettativa di “vita sana” è equivalente tra i due sessi.
L’utilità della medicina di genere
I corpi maschili non rappresentano l’intera umanità, e la particolarità delle donne non si esaurisce nella sfera ginecologica
Un approccio di genere nella pratica clinica consentirebbe di promuovere l’appropriatezza e la personalizzazione delle cure generando un circolo virtuoso con conseguenti risparmi per il Servizio sanitario nazionale. La Medicina di genere non è una branca a sé stante ma una dimensione interdisciplinare perché coinvolge tutto il sapere medico. E’una visione globale del concetto di salute che mette al centro l’individuo e la personalizzazione delle azioni preventive, della diagnosi e della cura.