La condizione di ipoestrogenismo correlata alla menopausa ha un forte impatto negativo sulla salute vaginale e urinaria, portando spesso a una condizione chiamata sindrome genito-urinaria (GSM), termine introdotto dalla International Society for the Study of Women’s Sexual Health e dalla North American Menopause Society nel 2014 [1]. La GSM è associata a segni e sintomi genitali come secchezza, bruciore, irritazione e sintomi sessuali come disagio o dolore e compromissione della funzione sessuale. Questa condizione, precedentemente nota come atrofia vulvovaginale (VVA), può anche essere accompagnata da segni e sintomi urinari come incontinenza urinaria, disuria, stranguria e frequenti infezioni del tratto urinario.
La AVV colpisce la maggior parte delle donne in peri e post-menopausa con una prevalenza che va dal 36% a quasi il 90%, secondo le survey più recenti. E’ stato infatti riportato che questa condizione è già presente anche in età pre-menopausale con una prevalenza del 19% nelle donne di età compresa tra 40 e 45 anni.
Nonostante la sua elevata prevalenza, l’AVV è ancora sotto-diagnosticata e sotto-trattata. La maggior parte delle donne non discute i propri sintomi con il proprio medico per differenti motivi; spesso perché credono che sia una condizione para-fisiologica della menopausa o al tempo stesso perché si sentono a disagio nel parlarne. Le donne spesso non sono consapevoli dell’esistenza dei molteplici trattamenti prescrivibili per la GSM, a causa dei limiti di tempo della visita e/o della percepita mancanza di interesse da parte del loro medico. Qualunque sia la ragione, la mancanza di diagnosi rimane ancora uno dei problemi principali nella cura di questa condizione.
Le donne tendono ad automedicarsi utilizzando farmaci da banco che a volte sono inefficaci o non abbastanza efficaci e vengono quindi interrotti, lasciando la donna a convivere con la condizione non trattata.
Tutti questi cambiamenti hanno un grande impatto sulla sessualità e sulle relazioni di coppia. Lo studio REVIVE [2] ha suggerito che i sintomi di AVV hanno un impatto significativo sulla capacità delle donne di raggiungere rapporti sessuali soddisfacenti (74%) e spontaneità nel rapporto (70%). È stato riportato che il 75% delle donne in post-menopausa sessualmente attive con AVV ha un desiderio sessuale significativamente ridotto come diretta conseguenza dei sintomi correlati a questa condizione [3].
A differenza di altri sintomi della menopausa, VVA è una condizione cronica che tende a peggiorare nel corso degli anni dopo la menopausa. Richiede quindi una terapia tempestiva e a lungo termine per ottenere buoni risultati ed evitare la ricomparsa dei sintomi quando il trattamento viene interrotto.
Il razionale del trattamento è il ripristino della normale fisiologia vaginale e vulvare che porta all’attenuazione dei sintomi. Molte opzioni sono state sviluppate nel corso degli anni come trattamenti ormonali locali, sistemici e non ormonali o trattamenti alternativi che potrebbero potenzialmente soddisfare le esigenze e le preferenze della maggior parte delle donne, migliorando così la qualità della vita delle donne in post-menopausa.
1. Portman, D.J.; Gass, M.L. Vulvovaginal Atrophy Terminology Consensus Conference Panel. Genitourinary syndrome of menopause: New terminology for vulvovaginal atrophy from the International Society for the Study of Women’s Sexual Health and the North American Menopause Society. Climacteric 2014, 17, 557–563.
2. Nappi, R.E.; Palacios, S.; Panay, N.; Particco, M.; Krychman, M.L. Vulvar and vaginal atrophy in four European countries: Evidence from the European REVIVESurvey. Climacteric 2016, 19, 188–197.
3. Kingsber, S.A.; Krychman, M.; Graham, S.; Bernick, B.; Mirkin, S. The Women’s EMPOWER Survey: Identifying women’s perceptions on vulvar and vaginal atrophy and its treatment. J. Sex. Med. 2017,