“Date parole al dolore;
il dolore che non parla sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi.”
W.Shakespeare
ASPETTI PSICOLOGICI CONNESSI AL DOLORE PELVICO CRONICO
I risvolti psicologici collegati al dolore pelvico cronico possono avere sfumature e significati diversi, a seconda della storia della persona e della condizione in cui si trova in quel momento.
In primo luogo l’impatto maggiore è certamente connesso alla diagnosi, spesso associata a un momento di grande difficoltà, sentita quasi come una condanna, con la manifestazione di vissuti profondi quali ingiustizia, rabbia e vergogna.
Al contrario, a volte, suscita un profondo senso di sollievo proprio perché riesce a dare un nome e un volto a una serie di sintomi che fino ad allora non avevano avuto un’identità.
Da questo momento in poi però, avendo finalmente attribuito un nome a ciò che era presente ma al tempo stesso non definito, si può iniziare a fronteggiare ciò che sta accadendo.
Grazie alla psicoterapia si può imparare a prendersi cura del dolore con una serie di buone pratiche e comportamenti virtuosi che riescono a interromperne il circolo vizioso.
Infatti gran parte della sofferenza emotiva provata da chi soffre di dolore pelvico cronico scaturisce da aspettative nefaste sul riuscire ad eliminare e/o ridurre notevolmente il dolore e credenze disfunzionali, come “non guarirò mai” o “starò ancora peggio”.
Quando crediamo di non poter alleviare o risolvere il nostro dolore soffriamo di più, perché non riusciamo a immaginare una risoluzione positiva o anche solo una temporanea convivenza.
Al contrario quando riusciamo a sentirci fiduciosi e sufficientemente capaci di affrontare la situazione, il senso di minaccia diminuisce e ciò riduce la sofferenza e l’esperienza del dolore.
Un percorso di psicoterapia aiuta ad ampliare la consapevolezza e la fiducia in se stessi e nelle proprie risorse, necessarie per fronteggiare la situazione di dolore e l’impatto che esso ha sulla vita quotidiana.
Inoltre con un percorso di psicoterapia è possibile lavorare su alcuni aspetti traumatici della propria storia che possono aver avuto un ruolo nello sviluppo del disturbo (esperienze traumatiche e cognizioni negative), con strumenti specifici (come l’approccio EMDR).
Seguendo l’antico proverbio africano per cui “da soli si va veloce ma insieme si va lontano” è fondamentale lavorare in un’equipe composta da vari professionisti con diverse specializzazioni, per avere uno sguardo complesso e globale con il fine di rendere sempre più efficace il processo di cura.