Il dolore pelvico cronico che colpisce il genere maschile è inteso come un insieme di sintomi localizzati nella zona pelvica e si può originare negli organi dell’apparato genitale e urinario ma anche nelle strutture nervose e muscolari del bacino. Sono molte e diverse le tipologie di dolore che la persona può riportare. Fastidio, irritazione, sensazione di gonfiore, sofferenza, bruciore o altre sensazioni spiacevoli; ma anche dolore intenso e lancinante, fitta acuta e vero e proprio dolore. Si parla di sindrome del dolore pelvico maschile in quanto si ha una varietà di sintomi e le cause sono vaste. Il trattamento è di solito multidisciplinare e coinvolge diverse figure professionali: medico, fisioterapista, psicoterapeuta, osteopata, nutrizionista, poiché ciascun intervento inserito all’interno di una cornice più ampia, può portare ad un miglioramento e alla guarigione.
Nello specifico, dal punto di vista psicologico, quello che spesso si verifica nel paziente sono: un’alterazione della regolazione degli stati emotivi con episodi di ansia, rabbia e tristezza (che possono sfociare in vera e propria depressione); fluttuazioni dell’immagine di sé e della propria autostima; compromissione delle relazioni di coppia, familiari e sociali.
Proprio per questo è molto importante individuare dal principio i meccanismi emotivi e cognitivi che non aiutano, diventarne consapevoli, imparare a riconoscerli e sviluppare nuovi modi per rapportarsi al dolore e al proprio mondo interno.
Ad esempio il ciclo tensione-ansia-dolore è alla base del problema nella maggior parte dei casi di sindrome da dolore pelvico. Il dolore è una sorta di allarme a cui il corpo, spontaneamente, tende a rispondere con rinforzi protettivi e uno stato di elevata ansia. Questo innesca in modo automatico un aumento di tensione, che causa a sua volta un aumento del dolore che genera a sua volta un aumento della tensione. Tutto ciò determina una contrazione della muscolatura che avviene di riflesso e in modo inconsapevole. Quando è attivo il ciclo di tensione-ansia-dolore la nostra mente genera pensieri catastrofici (non guarirò mai, sono senza via di uscita, starò per sempre male) con frequente rimuginio, amplificando gli effetti negativi del dolore e generando poi uno stato mentale di impotenza, rassegnazione ed evitamento comportamentale. La catastrofizzazione è considerata una caratteristica importante nella classificazione dei pazienti con dolore pelvico cronico maschile per questo è molto importante uno spazio di ascolto psicologico che si focalizzi sia sulla regolazione emotiva, sia sul trattamento dei pensieri catastrofici legati al dolore. Gli studi recenti pongono l’accento sulla consapevolezza e l’accettazione del dolore (che non significa impotenza o rassegnazione) come strada verso la guarigione. Spesso, i tentativi agiti inconsapevolmente per cercare di controllare il dolore, sono disfunzionali e incrementano il malessere mantenendo il ciclo di tensione-ansia-dolore; con accettazione del dolore ci si riferisce ad uno sguardo consapevole e non giudicante nei confronti del proprio sentire corporeo ed emotivo.
L’accettazione del dolore aiuta a riconoscere e separare i pensieri catastrofici relativi al dolore dalla sofferenza emotiva; così facendo si ridimensiona l’uso di strategie compensatorie legate al controllo e all’evitamento del dolore e si liberano risorse necessarie per fronteggiare la quotidianità. L’accettazione del dolore sembra essere associata ad una riduzione della catastrofizzazione e una maggiore propensione a provare emozioni positive, legate a stati mentali di speranza e sicurezza che a loro volta riducono l’associazione tra l’intensità del dolore e le emozioni negative. In tal modo la persona acquisisce consapevolezza, impara ad accogliere i propri stati emotivi e a gestire i sintomi, passando dalla sensazione di essere impotente all’acquisizione di un nuovo equilibrio e di una nuova efficacia.